venerdì, 13 Settembre , 2024

Una foto con un animale selvatico? Può ucciderlo: la campagna anti-selfie di Enpa

MondoUna foto con un animale selvatico? Può ucciderlo: la campagna anti-selfie di Enpa

ROMA – L’Ente Nazionale Protezione Animali lancia un monito: i selfie con gli animali selvatici non sono solo irresponsabili, possono costare la vita di un animale e possono costituire un reato. Togliere un animale dal suo habitat naturale, costringerlo a comportamenti innaturali o provocargli sofferenza è infatti un crimine punito dalla legge dall’articolo 544 ter del Codice Penale. La Protezione Animali lancia quindi la campagna #NoSelfieConSelvatici per cominciare ad affrontare un tema che, complice il successo sui social di contenuti con protagonisti gli animali in genere, sta diventando un vero problema anche in Italia.

L’ultimo caso di cronaca è quello di un fenicottero che, debilitato e impossibilitato a volare, si aggirava per le spiagge di Rimini ed è stato circondato più volte dai bagnanti che volevano scattargli una foto. L’animale è stato recuperato dal Cras di Rimini, visitato e poi liberato in natura in un posto meno affollato. Ma questa estate vittime di questa nuova folle esigenza di mostrare tutto con uno scatto sui social sono stati tantissimi animali, delle specie più varie: cinghiali in spiaggia, cigni al mare, oche nei parchi cittadini, cervi nei parchi nazionali, tanto che il Pnalm ha deciso di pubblicare un video dove mostra tutti i comportamenti da non imitare.

GLI ANIMALI POSSONO ESSERE MESSI A RISCHIO DA UNA FOTO

E’ bene ricordare che per un selfie gli animali selvatici possono anche morire. E’ il caso delle foto con le stelle marine che, per essere immortalate al meglio dai nostri obiettivi, vengono spesso prese in mano e tirate fuori dall’acqua, un comportamento sconsiderato che può portare alla morte dell’animale. E ancora. Inseguire, braccare un selvatico per fotografarlo è un comportamento che provoca stress e disorientamento nell’animale e costituisce un reato. L’ufficio legale dell’Enpa ha già denunciato diverse persone per aver inseguito in auto orsi o lupi. Ci sono poi i selfie che mettono a rischio la vita degli animali perché li rendono confidenti. È il caso, ad esempio, delle foto con volpi o daini. Per avvicinarli spesso viene usato del cibo e, questo contatto con gli umani, può mettere seriamente in pericolo la loro sopravvivenza rendendoli confidenti. Confidenza che può rivelarsi fatale se ad approcciarli è magari un cacciatore o comunque una persona che ha cattive intenzioni. Ricordiamo che il disturbo e il foraggiamento degli animali selvatici è vietato dalle direttive europee e dalla legge nazionale 157 del 92, essendo la fauna selvatica patrimonio indisponibile dello Stato, e rigorosamente protetta.

C’è poi tutto un mercato che lucra sugli scatti con gli animali. Anche in Italia ormai, all’estero come ad esempio negli Stati Uniti (a New York o Los Angeles) è una triste realtà già da diversi anni, si riscontrano sempre più casi di persone che provano a lucrare sulla pelle dei selvatici: chiedono soldi in cambio di uno scatto con animali rari o esotici e, per farlo, li obbligano a stare per ore in luoghi affollati e turistici. L’Enpa, ad esempio, ha intercettato e denunciato un uomo che si faceva pagare per scattare una foto con un barbagianni a Roma e anche un caso analogo a Venezia.
“Un selfie con un animale selvatico- afferma Carla Rocchi, presidente nazionale Enpa- può sembrare un ricordo divertente da condividere sui social media, ma dietro quella foto si nasconde una realtà molto diversa. Ogni volta che interferiamo con la vita di un animale selvatico, lo sottoponiamo a stress, dolore e maltrattamento e in molti casi, lo mettiamo a rischio la sua vita. Maltrattare o uccidere un animale è inaccettabile e gravissimo sempre ma lo è, ancora di più, quando viene fatto per puro scopo ludico. Abbiamo deciso di lanciare questa campagna, che svilupperemo nei prossimi mesi con contenuti e iniziative di vario tipo, perché l’informazione sulle conseguenze di queste azioni, che sono ormai purtroppo diventate quotidiane, sono ancora troppo carenti. Ammiriamo, contempliamo e fotografiamo gli animali a distanza, nel loro habitat naturale, senza disturbarli e senza interferire: questo è amore per la natura, non certo trattare gli animali come peluche da sfoggiare sui nostri profili social per avere più like sui nostri contenuti!”.

COSA DICE LA LEGGE

Selfie come maltrattamento. Scattare un selfie con un animale selvatico può essere reato! Se, ad esempio, per farlo, lo togliamo dal suo habitat o lo costringiamo ad un comportamento incompatibile con le sue caratteristiche etologiche, stiamo infrangendo l’articolo 544 ter del Codice Penale, rischiando la reclusione da tre a 18 mesi o una multa da 5 mila a 30 mila euro. Selfie come uccisione di animali. Se poi questa nostra azione provoca la morte dell’animale, come potrebbe avvenire facilmente nel caso delle stelle marine che tolte dall’acqua rischiano di non sopravvivere, allora il terzo comma del 544 ter prevede che la pena venga raddoppiata. Non si può dare da mangiare agli animali selvatici. Il disturbo e il foraggiamento degli animali selvatici è vietato dalle direttive europee e dalla legge nazionale 157 del 92, essendo la fauna selvatica patrimonio indisponibile dello Stato, e rigorosamente protetta.
“C’è poi da considerare- afferma Claudia Ricci, avvocato Enpa- che togliere fisicamente un animale dal proprio habitat significa anche alterare un equilibrio naturale, quindi il danno va addirittura al di là dell’animale stesso. In Italia, poi, la fauna selvatica è sottoposta a una tutela normativa stringente sia attraverso le leggi regionali, sia attraverso le leggi speciali che regolano alcuni territori, come ad esempio i parchi nazionali o regionali. E’ di pochi mesi fa, ad esempio, il caso dello skipper denunciato in Sardegna per aver maltrattato un gabbiano mentre si trovava all’interno del Parco Nazionale dell’Arcipelago di La Maddalena, afferrandolo per fare un selfie. I casi che affrontiamo con l’ufficio legale Enpa sono davvero numerosi e rivelano una grave assenza di cultura e informazione sulle basi del rispetto e della tutela della fauna selvatica”.

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