martedì, 18 Novembre , 2025

Mario Montani, la musica del futuro

NewsMario Montani, la musica del futuro

Il giovane flautista suonerà mercoledì 15 ottobre al Salone dei Marmi di Palazzo di Città alle ore 19,30 in duo con il pianista Gianluca Buonocore una delle gemme della letteratura francese per questo strumento, la Sonata di Francis Poulenc

“Il talento è una fonte da cui sgorga acqua sempre nuova. Ma questa fonte perde ogni valore se non se ne fa il giusto uso”, scriveva, Ludwig WittgensteinMercoledì 15 ottobre, alle ore 19,30, il Salone dei Marmi di Palazzo di Città, ospiterà un concerto dedicato al talento musicale.

Ad inaugurare la serata saranno due sonate di Francis Poulenc a confronto, la prima per violino affidata ad Enrico Cavaliere e l’altra una gemma luminosa della letteratura francese dedicata al flauto, sarà eseguita da Mario Montani, entrambi in duo con il pianista Gianluca Buonocore.

Francis Poulenc praticava la musica da camera quale raffinato pianista, come compositore il suo catalogo non è, in questo genere cospicuo, riservando, maggiore attenzione agli strumenti a fiato, piuttosto che agli archi (in modo provocatorio, non ama le tirate da primadonna del violino romantico francese, ma adora le Sonate di Brahms).

In una lettera dell’ottobre 1942, indirizzata al musicologo André Schaeffner, parla della stesura della Sonata per violino e pianoforte, iniziata nel 1940 e terminata due anni dopo.

Poulenc non ne è soddisfatto, ma mantiene l’impegno preso con la portentosa violinista Ginette Neveu, talento precocissimo, allieva di George Enescu e Carl Flesch.

La sonata porta coraggiosamente, nell’asprezza tragica del primo e dell’ultimo movimento, nel tagliente profilo ritmico dei temi di certe figurazioni pianistiche (echi di Prokofiev).

In tre movimenti, un Allegro con fuoco è proprio consono all’energia e alla mascolinità della violinista, l’Intermezzo, più calmo e melodico, risente di alcune atmosfere spagnoleggianti, il lavoro, fu infatti dedicato alla memoria di Federico Garcìa Lorca.

L’ultimo movimento, molto vivace, ricorda a tratti delle melodie già proposte in lavori da camera precedenti, come anche alcuni piccoli riferimenti all’allegria che si respirava negli ambienti tipicamente parigini.

La sonata per flauto del genio francese, una pagina cara al magistero salernitano, tutto volto alla recherche del bel suono, verrà eseguita da un rappresentante giovane e talentuoso della nostra scuola di fiati, Mario Montani, pupillo prima del Maestro Guido Pagliano, quindi del Maestro Antonio Senatore, oggi in seno all’Accademia di Imola allievo di Maurizio Valentini, Matteo Evangelisti e Andrea Manco, con esperienze orchestrali e solistiche in Italia e all’estero.

“Ho scelto la Sonata di Francis Poulenc, perché è tra le mie preferite per repertorio tra flauto e pianoforte – ha rivelato il flautista –  La completa musicalità francese all’interno dei tre movimenti è tra le caratteristiche che la contraddistingue rispetto a tante altre sonate: l’Allegretto Malinconico con il suo tema principale che è affidato al flauto e poi ripropone il pianoforte con questa scrittura quasi orchestrale, riempitiva, con piccole proposte di scherzo, “staccate” del flauto fra il tema che viene riproposto fino ad arrivare alla luce, al sole con il cambio di tempo nella parte finale del primo movimento. La cantilena, così travolgente, commovente, drammatica nella parte iniziale, scherzosa quasi nella parte finale, dove porta il flauto e il pianoforte ad estendere quasi la totalità della gamma di dinamiche dal pianissimo al fortissimo, trilli e mordenti esasperanti che preparano tutto al presto giocoso, gran finale, dove Poulenc, per me genio assoluto, riprende frammenti già esposti nei primi due movimenti, ma questa volta giocando, quasi come una parodia della sonata stessa, nel turbinio della proposta e risposta del flauto e del pianoforte, che si rincorrono divertendosi”.

Ascolteremo, quindi, il soprano Francesca Chiappetta, in duo con il pianista Carmine Rosolia, la quale proporrà “Com’è bello! Quale incanto dal prologo della Lucrezia Borgia di Gaetano Donizetti, che trasse dalla tragedia di Victor Hugo per la rappresentazione parigina del 1833.

Qui, negli ampi respiri melodici, l’incanto ha i colori del dolore e del piacere, del rimpianto di una maternità violata che riprende vita nel ricordo e nel sogno. Chiusura dell’esibizione musicale con il pianista Vittorio Bonanno il quale ha scelto per il pubblico salernitano la seconda rapsodia di Franz Liszt, brano di grande effetto, per lo sfavillante virtuosismo e l’estrosa invenzione sonora del compositore.

Al pianoforte è affidato il compito di riprodurre le sonorità dei due strumenti principali delle piccole orchestre zigane itineranti cui si ispira il ciclo delle diciannove rapsodie ungheresi di Liszt, il violino e il cimbalom.

Difficile non lasciarsi trascinare dallo spumeggiante pianismo, dalle continue invenzioni ritmiche e timbriche rese ancor più efficaci dall’inflessione zigana di melodia e armonia. Il brano è diviso in due sezioni; la prima è il lento e un po’ malinconico “Lassan”, la seconda un’animata e travolgente “Friska”.

Mario Montani con il Maestro Antonio Senatore al Teatro Verdi

Potrebbe interessarti

Check out other tags:

Articoli Popolari