BOLOGNA – “Se fossi rimasto sarebbe caduto il Governo italiano e ci sarebbero stati tanti problemi per gli italiani. Per questi motivi ho deciso di uscire dall’Italia e andare via”.
E’ parte del messaggio che Abdullah Ocalan, fondatore del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), ha inviato all’Italia in occasione del conferimento della cittadinanza onoraria assegnatali dal Consiglio comunale di Bologna.
Da 26 anni ‘Apo’ è rinchiuso in un carcere turco sull’isola di Imrali e a portare in Italia le sue parole è il nipote Omer Ocalan, deputato del partito Dem, oggi nel capoluogo emiliano per ricevere il riconoscimento a nome dello zio. Ocalan arrivò in Italia nel 1998 e il Governo in carica era quello presieduto da Massimo D’Alema.
Dopo due mesi convulsi in cui l’Italia finì al centro di forti tensioni internazionali, il leader curdo dovette lasciare il Paese e subito dopo fu catturato dai servizi segreti turchi in Kenya. “Quando sono stato a Imrali il 23 ottobre- racconta il nipote di Ocalan- lui ha subito iniziato a parlare dell’Italia e di quel periodo in cui è stato a Roma, quasi 60 giorni”.
Ha detto dunque Ocalan, come riferisce il nipote: “In quel periodo sia il Governo italiano che tantissimi politici volevano che io rimanessi in Italia, hanno appoggiato molto questo, però grandi forze di potere sono entrate in mezzo e alla fine ho visto che se fossi rimasto sarebbe caduto il Governo italiano e ci sarebbero stati tanti problemi per gli italiani. Per questi motivi ho deciso di uscire dall’Italia e andare via”.
Però in quei due mesi “avevo fatte tante amicizie con gli italiani: salutatemi tutte le italiane e tutti gli italiani”, è la richiesta fatta da Ocalan e riferita dal nipote. Dunque, “con l’occasione di questa cerimonia vorrei, tramite il Comune di Bologna- afferma Omer Ocalan nell’aula di Palazzo D’Accursio- anche mandare il saluto del nostro presidente a tutti i suoi amici e politici che in quel periodo lo hanno appoggiato”.
Mentre la richiesta rivolta al Governo italiano di oggi è quella di “appoggiare il processo di pace in Kurdistan”, aggiunge Omer Ocalan richiamando l’appello che ‘Apo’ ha fatto nei mesi scorsi per il disarmo del Pkk: “Siamo un popolo che oggi lotta per la pace e per una soluzione pacifica, ma questo non vuol dire che non abbiamo la forza per altre cose. Però secondo noi le grandi forze devono sempre lavorare per la pace e per avvicinare i popoli, non per il conflitto, per uccidere, per il sangue. Oggi la lotta che facciamo in Kurdistan e in Turchia è questa”.
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