Attenzione rivolta anche alla qualità dei terreni per tutelare salute atleti
Roma, 3 set. (askanews) – Con l’avvio del nuovo campionato di calcio italiano, l’attenzione non è rivolta solo ai protagonisti in campo, ma anche alla qualità dei terreni di gioco che possono influenzare in modo decisivo le performance e la salute degli atleti. La stagione calcistica porta con sé una riflessione cruciale: l’importanza della superficie di gioco nel prevenire infortuni e garantire prestazioni ottimali. Recenti dichiarazioni di alcuni allenatori hanno evidenziato il problema dei campi inadeguati, un tema che non riguarda solo l’estetica, ma che si lega profondamente alla salute degli atleti.
Il ruolo cruciale della superficie di gioco.
Studi recenti confermano che il tipo di superficie su cui si gioca ha un impatto significativo sul rischio di infortuni. Secondo una ricerca condotta dall’Università di Bari, il rischio di infortuni varia sensibilmente a seconda che si giochi su terra battuta, erba naturale o erba sintetica, con quest’ultima che presenta un’incidenza leggermente superiore di traumi, in particolare a ginocchia e caviglie.
L’esperto Niko Sarris, fondatore di POWERgrass®, spiega che i campi in erba naturale, se ben mantenuti, sono ancora oggi preferiti dai giocatori per via della loro capacità di offrire un’interazione ottimale con i tacchetti. Tuttavia, i cambiamenti climatici e le crescenti esigenze delle stagioni calcistiche mettono a dura prova la manutenzione di tali superfici. Ad esempio, negli ultimi anni abbiamo sempre notato un aumento sensibile delle temperature nei mesi di luglio ed agosto che mettono a dura prova la crescita delle radici. In passato i periodi molto caldi (sopra i 32°) duravano poco più di una settimana quindi l’erba aveva la possibilità di riprendersi.
Oggi, non è più così e questo mette a dura prova le abilità dei groundsmen che sono spesso i presunti colpevoli ma in realtà dopo 3 settimane di caldo, l’erba ha esaurito le sue riserve ed ha perso buona parte delle sue radici. Se non si è ammalata è molto debole per sostenere il gioco perché non trova protezione ed un punto dove ancorarsi. Ecco perché le zolle saltano all’inizio del campionato (e anche dopo un inverno umido). Da qui nasce la necessità di soluzioni innovative come i campi ibridi, che combinano i vantaggi dell’erba naturale offrendo protezione ed ancoraggio alle radici.
“Nell’innovativo manto erboso ibrido, le radici una volta che penetrano la rete tridimensionale, uniforme ed elastica sopportano meglio gli stress di gioco e quelli dovuti ai cambiamenti climatici. La superficie deve rimanere morbida anche dopo numerose partite ed allo stesso tempo deve fornire trazione e stabilità perché sono tre caratteristiche richieste sempre più dai giocatori, professionisti, per migliorare le proprie performance, il loro benessere e, soprattutto, la prevenzione degli infortuni. Un ulteriore elemento cruciale per la comunità e per l’accesso dei giovani al mondo degli sport in erba è quello di realizzare campi sicuri e sostenibili per tutti, che possano fungere da collegamento tra dilettanti e professionisti, perché sono i “primi calci” a segnare l’inizio del percorso dei futuri calciatori”, afferma Sarris il cui primo lavoro, nel 2012, ha riguardato il campo dello Stadio San Siro di Milano, dove hanno progettato un sistema ibrido – 97% di erba naturale e di una piccola percentuale residua (3%) di erba sintetica – grazie al quale sono stati ridotti drasticamente gli interventi sul manto erboso. Fino a quel momento veniva rizollato dalle sei alle otto volte all’anno, soprattutto nel periodo autunnale e invernale, nel quale a causa della carenza di sole e delle temperature le zolle non radicavano adeguatamente.
Infortuni: come e perch? Ci si fa male in campo.
Nel 2020 alcuni ricercatori dell’Università di Bari hanno portato avanti uno studio prendendo in considerazione 267 giocatori equamente suddivisi in tre tipologie: 90 che si allenano abitualmente su terreni in terra battuta, 88 su erba naturale e 89 su erba sintetica. L’incidenza di traumi è stata rispettivamente del 47, del 38 e del 37 per mille giocatori all’anno. L’area anatomica con la più alta prevalenza di lesioni è stato il ginocchio con il 27%, seguito dalla caviglia (22%), ma sono piuttosto comuni anche le lesioni muscolari (15%). Dunque, il tipo di terreno su cui si gioca e ci si allena è un aspetto importantissimo da tenere in considerazione.
“Quando uno sportivo scende in campo, considera diversi fattori poiché, nel corso della partita, deve continuamente accelerare, rallentare e cambiare direzione, mantenendo al contempo il controllo del pallone. Il rimbalzo e il rotolamento del pallone influenzano le sue prestazioni, ma anche la stabilità, la trazione e la morbidezza della superficie di gioco sono cruciali per minimizzare il rischio di infortuni e permettere azioni di gioco spettacolari. Sebbene i campi in erba sintetica abbiano registrato significativi miglioramenti qualitativi, i calciatori professionisti restano scettici, riscontrando un’incidenza maggiore di problemi muscolari rispetto ai campi in erba naturale. Numerosi studi indicano che le distorsioni di caviglia e ginocchio sono più comuni su campi con erba sintetica rispetto a quelli con erba naturale. L’erba artificiale può diventare particolarmente scivolosa quando è bagnata o quando le fibre perdono resilienza o si usurano, compromettendo l’aderenza dei tacchetti: dove le fibre sono appiattite, i tacchetti penetrano meno e perdono aderenza, mentre dove le fibre sono usurate, la presa dei tacchetti diventa eccessiva, aumentando il rischio di infortuni. Invece, l’erba naturale tende a offrire una presa migliore, consentendo una rotazione più naturale del piede sotto sforzo, riducendo il rischio di danni ai legamenti. Tuttavia, se le radici dell’erba naturale non sono saldamente ancorate, il terreno può cedere, portando a un aumento degli infortuni a causa dell’incapacità del campo di sostenere il peso del giocatore”, continua Niko Sarris.
Perfetta giocabilità per tutta la stagione agonistica.
Il sistema ibrido annulla le problematiche dei tappeti sintetici tradizionali offrendo allo stesso tempo il fondo migliore per coltivare l’erba naturale. Il terreno è più stabile per merito del tappeto ibrido che funge da armatura per il prato; il rischio di distorsioni è ridotto, perché l’erba naturale copre il 97% della superficie e permette allo scarpino di ruotare con il giocatore. I rischi di scivolamenti e di cadute sono ridotti perché le radici penetrano e si ancorano al supporto ibrido, offrendo una resistenza maggiore alla trazione. La sensazione è quella di giocare su campo naturale facile da mantenere in perfette condizioni durante la stagione agonistica.
Un campo sportivo ibrido risolve tre problemi fondamentali: il primo la scivolosità della superficie del campo in erba sintetica, su cui il tacchetto non fa presa e i legamenti lavorano di più per compensare l’instabilità del terreno, col giocatore che perde aderenza, velocità e trazione. Il secondo: la sicurezza di gioco in tutte le stagioni del campo in erba naturale, che altrimenti si rovina facilmente ed è sempre più difficile da mantenere in ottime condizioni a causa dei repentini cambiamenti climatici. Il terzo: una maggiore fruibilità della stessa tipologia di campo per partite ed allenamenti che riduce ulteriormente il rischio di infortuni e migliora le prestazioni di gioco. Il supporto innovativo del sistema in erba ibrida incorpora fino al 3% di fibre sintetiche per contrastare l’usura del prato naturale con un solo obiettivo: offrire una superficie sempre giocabile in sicurezza alla portata di tutti, che possa diventare un ponte tra dilettanti e professionisti.