ROMA – Caccia di Israele hanno colpito edifici dove si riteneva si trovassero esponenti di Hezbollah nel sud del Libano, in particolare nelle località di Chihine, Taybeh, Blida, Mays al-Jabal Aitaroun e Kafr Kila: a riferirlo le forze armate di Tel Aviv. La notizia è stata diffusa a poche ore da un discorso del segretario generale dell’organizzazione, Hassan Nasrallah, atteso per oggi pomeriggio alle 16.
Secondo le forze armate di Tel Aviv, nei raid è stato colpito con un drone anche un deposito di armi nell’area di Khiam.
Negli ultimi giorni il governo di Israele ha indicato come priorità il ritorno a casa di circa 60mila persone costrette a lasciare le proprie abitazioni nel nord del Paese in conseguenza del lancio di razzi da parte di Hezbollah da basi nel sud del Libano.
Secondo il quotidiano Israel Hayom, nei giorni scorsi il generale Ori Gordin, che è a capo delle forze di Tel Aviv sul fronte nord, ha sottolineato l’opportunità di creare una zona cuscinetto a settentrione della frontiera.
Dopo mesi di bombardamenti e incursioni nella regione palestinese della Striscia di Gaza, circa 300 chilometri più a sud, a riferire di uno spostamento del “centro di gravità” delle operazioni militari verso nord e dell’avvio di “una fase nuova” nel conflitto è stato anche il ministro della Difesa Yoav Gallant.
Una conferma indiretta di questa scelta sarebbe giunta martedì e ancora ieri, con esplosioni simultanee di migliaia di cercapersone e walkie-talkie nelle disponibilità di dirigenti, militanti e affiliati di Hezbollah: dell’operazione, non rivendicata, l’organizzazione ha già accusato Israele.
Oggi nel sud del Libano restano schierati i militari di Unifil, la missione di peacekeeping delle Nazioni Unite. A coordinare le operazioni, che si avvalgono del contributo di circa 10mila uomini, di 49 Paesi, anche italiani, è il generale spagnolo Aroldo Lázaro Sáenz. Il compito della missione, definito dalla risoluzione 1701 del 2006, è di garantire la sicurezza del confine riconosciuto tra Libano e Israele.
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