ROMA – “Il generale libico Almasri è stato ‘liberato, non per scelta del Governo, ma su disposizione della magistratura’”. Queste le parole pronunciate ieri, da Gedda (Arabia Saudita), dalla presidente del Consiglio Meloni, che ha specificato anche che il Governo avrebbe deciso di espellerlo perché soggetto pericoloso”. La sua risposta però, non è condivisa dalla Giunta esecutiva centrale dell’Associazione nazionale magistrati, che in una nota spiega che “in realtà, Almasri è stato liberato lo scorso 21 gennaio per inerzia del ministro della Giustizia che avrebbe potuto – perché notiziato dalla polizia giudiziaria il 19 gennaio e dalla Corte d’appello di Roma il 20 gennaio -, e dovuto, per rispetto degli obblighi internazionali, chiederne la custodia cautelare in vista della consegna alla Corte penale internazionale che aveva spiccato, nei suoi confronti, mandato di cattura per crimini contro l’umanità e crimini di guerra commessi nella prigione di Mitiga (Libia). Almasri, per scelta politica e nel silenzio del Guardasigilli, il solo deputato a domandare all’autorità giudiziaria una misura coercitiva, è stato infine liberato, e, seppur indagato per atroci crimini, riaccompagnato con volo di Stato in Libia. Tanto va detto per amor di verità”.
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