“Mercati, infrastrutture, sistemi di pagamento”
La Banca d’Italia ha pubbblicato il “Rapporto sull’Open Banking in Italia”, un’analisi effettuata in parallelo con dialoghi e confronti con il mercato, anche attraverso le attività svolte nel Tavolo Open Banking Italia (Tobi) del Comitato Pagamenti Italia. Questo studio mette in luce i progressi ottenuti dall’Open Banking in Italia dal 2020 al 2024 e illustra le sfide che il settore deve affrontare per continuare a crescere, inclusi il continuo miglioramento delle prestazioni delle interfacce, la gestione più efficace dei ticket di supporto e la capacità di espansione internazionale delle TPP nazionali.
Il crescente impiego delle API PSD2 e l’evoluzione delle operazioni di AISP e PISP delineano un percorso di crescita variegato, come riportato, con indicazioni di maggiore maturità nel segmento AISP e nel settore corporate. In generale, cinque anni dopo l’introduzione della PSD2 in Italia, l’utilizzo dei servizi di Open Banking rimane limitato e coinvolge solamente lo 0,13% dei bonifici nazionali effettuati online. La diminuzione degli utenti italiani nel primo semestre del 2024 potrebbe rivelarsi un segnale di difficoltà per la diffusione di questo mercato. Questa contrazione si osserva anche a livello europeo.
Come sottolineato nelle considerazioni iniziali della proposta di direttiva PSD3 e nel relativo studio di impatto, l’adozione dell’Open Banking nell’UE presenta ancora notevoli problematiche e risulta inferiore alle aspettative. Le difficoltà sono riconducibili, da un lato, alla scarsa conoscenza del servizio tra gli utenti e, dall’altro, alle prestazioni insufficienti delle applicazioni, che portano a un’esperienza poco fluida per gli utilizzatori. Nel segmento consumer, la crescita è ostacolata dalla concorrenza di strumenti già affermati come le carte di pagamento e, più recentemente, i portafogli digitali: gli utenti sono riluttanti a modificare le proprie abitudini di pagamento, anche perché l’Open Banking fatica a dimostrare vantaggi concreti rispetto ai metodi tradizionali.
La mancanza di una “reason why” chiara e persuasiva, che agisca come incentivo e come valore differenziale per le soluzioni Open Banking, ostacola sensibilmente il cambiamento delle abitudini di pagamento. Questi problemi sono ulteriormente accentuati dalla riluttanza dei commercianti a utilizzare l’Open Banking per i pagamenti, dovuta all’assenza di servizi complementari consolidati, tipici del settore e-commerce (preautorizzazione, rimborsi, ecc.). La bassa penetrazione di mercato e le prestazioni non ottimali dei servizi sono state evidenziate anche dalla Corte dei Conti europea nella sua analisi riguardante lo stato dei pagamenti digitali nell’UE; la Corte ha suggerito di rafforzare i sistemi di monitoring per garantire buone performance delle stesse soluzioni.
Tuttavia, il rapporto di Bankitalia riporta segnali incoraggianti, soprattutto nel settore B2B, dove l’Open Banking sta rivelando il suo valore nella gestione delle finanze aziendali. L’aumento del valore medio delle transazioni indica che i pagamenti aziendali tramite PISP stanno guadagnando sempre più terreno. Le aziende, attente ai costi e alla flessibilità dei metodi di pagamento, stanno cercando soluzioni di Open Banking integrate nei sistemi ERP per migliorare l’efficienza dei pagamenti e delle riscossioni, ottimizzando così le operazioni e riducendo le spese richieste dai fornitori di servizi di pagamento, garantendo al contempo un miglior controllo della liquidità.
L’automatizzazione dei flussi finanziari e la facilità di riconciliazione contabile sono vantaggi fondamentali, specialmente per chi gestisce grandi volumi di transazioni. Il mercato risulta molto concentrato, con una porzione significativa del traffico controllata da un numero limitato di fornitori, in particolare nei servizi PIS. L’analisi della distribuzione geografica dei TPP evidenzia la predominanza di operatori nazionali e un moderato incremento dei TPP stranieri. Complessivamente, si osserva che l’Italia sta lentamente sviluppando un mercato aperto e competitivo, con operatori locali e internazionali che collaborano per far crescere il settore, favorendo innovazione e integrazione con i servizi finanziari tradizionali. Le TPP italiane stanno affinando la loro specializzazione nei servizi B2B, mentre quelle internazionali tendono a concentrarsi di più sulle offerte per i consumatori, sebbene questo segmento rimanga per ora marginale.
Si nota una significativa miglioria nella qualità delle API, caratterizzata da una diminuzione del tasso di errori e da una stabilizzazione dei tempi di risposta medi, anche se ci sono alcune fluttuazioni a causa del carico di lavoro. Questi miglioramenti derivano sia dagli investimenti infrastrutturali sia dall’esperienza accumulata dai TPP nel migliorare le prorie integrazioni. Infine, è importante sottolineare che la mancanza di compenso previsto per i servizi che gli ASPSP devono garantire secondo la PSD2 ha limitato, in parte, gli incentivi del settore bancario a investire attivamente nello sviluppo dell’Open Banking.
Questo problema è stato affrontato attraverso la creazione di nuovi schemi privati, come il SEPA Payment Account Access (SPAA), che mirano a stabilire condizioni di accesso più equilibrate e stimolanti per le parti coinvolte, almeno in relazione ai servizi “non obbligatori” previsti dalla normativa. Questi sviluppi potrebbero contribuire a un ulteriore cambiamento nel panorama dell’Open Banking, anche in vista di future innovazioni nell’ambito dell’Open Finance. In questo contesto, sarà fondamentale cogliere le opportunità di crescita, assicurando la sicurezza e la qualità dei servizi di pagamento forniti.
Giovanni Lombardi Stronati

